Ci sono due modi per approcciare una serie come Outcast (nata dai fumetti di Robert Kirkman, da domani la seconda stagione su Fox). La si può guardare con una sorta di distacco critico e considerare manifestazioni diaboliche ed esorcismi come metafore del male. Oppure si può mettere da parte lo snobismo, immergercisi completamente e credere – per un’ora a settimana – che esistano davvero persone possedute dal demonio che vomitano fluidi neri e levitano nell’aria.
Comunque la si prenda, non è poi così difficile immedesimarsi in un personaggio come Kyle Barnes: a chi non è capitato almeno una volta, nel corso della vita, di trovarsi a tu per tu con i propri incubi peggiori?
Kyle era un emarginato. Un uomo che…
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